Mussolini e il delitto Matteotti: così venne soffocata la libertà
Un fragoroso applauso accoglie Benito Mussolini mentre fa il suo ingresso nell’aula della Camera, il 3 gennaio 1925. Ma il presidente del Consiglio, riferisce il «Corriere della Sera» nella sua cronaca, «appare piuttosto scuro e accigliato in volto».
: il gruppo dei sicari capitanati da Dumini che hanno aggredito diversi avversari del fascismo e da ultimo hanno ucciso Matteotti. Poi Mussolini nega di aver mai organizzato la Ceka. Essa, afferma, «non è mai esistita». Attacca quindi l’Aventino come «secessione anticostituzionale, nettamente rivoluzionaria». E se la prende con la stampa, che con una «campagna immonda e miserabile» sul caso Matteotti ha descritto il fascismo come «un’orda di barbari accampata nella nazione».
Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, ebbene io sono il capo e il responsabile di quest’associazione a delinquere!Dopo aver dato soddisfazione così ai fascisti più inquieti ed estremisti, Mussolini assume le vesti di tutore delle istituzioni. La sua conclusione è esplicita: «L’Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa. Noi questa calma, questa tranquillità laboriosa gliela daremo con l’amore, se è possibile, e con la forza, se sarà necessario».Subito dopo, il governo si riunisce e approva una serie di provvedimenti liberticidi, per soffocare ogni voce dissenziente nel Paese.
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